PAOLO CUGINI - La fuga di Elia (seconda edizione) E-BOOK
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La fuga di Elia nel deserto è presa come modello di una duplice fuga. La prima, è la fuga esistenziale dalle proprie scelte definitive. È il tipo di fuga che la cultura postmoderna sta agevolando. È il sogno della possibilità di ripartire da zero, di ricominciare di nuovo, di scartare il passato, con tutto quello che c'è dentro. L'altro tipo di fuga è, invece, il percorso interiore che una persona decide di realizzare per capire se stessa. Fuga da un modo ripetitivo di vivere le proprie scelte per rimotivarle. Fuga. non tanto per prendere le distanze dalle scelte fatte, ma per viverle meglio. Se sino a qualche decennio fa il contesto religioso e morale nel quale si viveva, impediva o fungeva da forte deterrente ad ogni tentativo di fuga, soprattutto rispetto alle scelte così dette definitive, oggi non è più così. La crisi dei valori tradizionali, venutasi a creare all'interno della cultura occidentale, rende sempre più possibile la fuga dalla propria situazione esistenziale percepita come negativa. Oggi esistono sempre meno punti d'appoggio esterni, per prendere forza nei momenti di difficoltà o di messa in discussione del proprio vissuto. Nelle pagine del libro vengono condivise alcune riflessioni che prendono la fuga di Elia come punto di riferimento, ad un duplice livello. Nel primo, la riflessione si concentra su alcune tematiche religiose ed esistenziali nella ricerca di significati nuovi per il nuovo contesto culturale. Sono, dunque, riflessioni critiche, che hanno l'obiettivo di sondare cammini nuovi, mettendo in discussione le modalità tradizionali di pensare e vivere la fede. Nel secondo, vengono descritte le riflessioni che Elia produce durante la sua crisi esistenziale, che lo spingono nel deserto. Il testo si presenta come un'opportunità per riflettere sui principali temi esistenziali e religiosi del nostro tempo.
Paolo Cugini (Reggio Emilia 1962-) è laureato in pedagogia, filosofia ed è dottore in teologia. È stato docente di filosofia nella Facoltà Cattolica di Feira di Santana (Brasile) dal 2004 al 2013. È cofondatore dell’Associazione Culturale Moringa (ACMOR) che dal 2005 attua in Bahia (Brasile) per la promozione culturale e politica. Ha accompagnato la formazione del Movimento Fede e Politica nelle città di Miguel Calmon e Tapiramutà (Bahia) e del Movimento Moringa nella città di Pintadas. Per alcuni anni ha accompagnato i cristiani LGBT di Reggio Emilia. Si occupa di temi legati alla filosofia francese del ’900 e della cultura postmoderna in relazione, soprattutto, al problema della Nuova Evangelizzazione. Su questi temi ha pubblicato vari articoli in riviste italiane e brasiliane.
IMPRESSIONI SULLA FUGA DI ELIA
Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo, l'autore/autrice desidera rimanere anonima, ci sembra giusto rispettare la sua scelta
L’autore è un sacerdote cattolico. Come missionario fidei donum ha vissuto in Brasile per quindici anni, dedicando la sua vita agli ultimi, innamorato della Chiesa sudamericana, così vicina al Vangelo.
Dopo essere ritornato in Italia, spaesato, frastornato, deluso dalla realtà che trova nella sua terra, scrive La fuga di Elia, un capolavoro nato dalla rilettura della storia del grande profeta, con particolare attenzione alla sua fuga disperata nel deserto.
In realtà, la vicenda di Elia è solo un punto di partenza, un pretesto: in essa, immagine dopo immagine, prende forma, in filigrana, il vissuto interiore dell’autore, il suo sguardo sul mondo, il suo amore incondizionato per Gesù, “per la sua vita così vera, essenziale, così lontana dall’esteriorità, dal potere, dal costruito”.
Pennellate vivaci e piene di colore dipingono lo stato d’animo di Elia che non riesce più a far finta di nulla, non può più tollerare i soprusi sanguinari dei suoi sovrani, né la disumanità della religione in cui si ritrova a vivere.
La delusione cocente, il dolore sordo e disperato, la ribellione che prova sono gli stessi sentimenti dell’autore, di chiunque non si riconosca più nel mondo che lo circonda, nel ruolo che ricopre; di chiunque si senta ingannato, soffocato, ”ingabbiato” dentro una realtà e, soprattutto, dentro una religione in cui non riesce più a stare, perché “snaturata”, ridotta ad essere uno strumento di potere, di prepotenza, di ricchezza per pochi: un’impalcatura vuota, senza senso, lontana dall’uomo e totalmente priva di Dio.
La fuga è necessaria: occorre ritornare ad essere poveri, per essere veri; spogliarsi, prendere le distanze da tutto, anche da se stessi, per smascherare il falso che è dentro e fuori di sé.
Il deserto è il luogo del silenzio, dell’arsura, della povertà. Occorre attraversarlo per arrivare all’essenziale. E solo così poter riconoscere, finalmente, il vero volto di Dio. Percepire la Sua voce, nella delicatezza di una brezza leggera. “Lasciarsi trovare dal Suo sguardo, riuscire a lasciarsi guardare da Lui, e ritrovarsi in quello sguardo, per poter ritornare a vivere, ad essere fedeli alle scelte fatte”.
La Fuga di Elia è un volo inebriante, un canto di amore a Dio, appassionato, inarrestabile.
Raccoglie riflessioni straordinarie, scavate nel profondo. Così tanto da essere, alcune, vere e proprie visioni. Di fede, di coraggio, di autenticità.
Ha pagine incancellabili che sanno di Cielo: fiori stupendi, inaspettati, nati sui rami di un albero sferzato dal dubbio, dalla sofferenza, dalla vita quando diventa tale da fare paura. Sferzato fino a quasi spezzarsi, ma mai annientato: nel “deserto” ha saputo trovare nuove radici, ancora più forte e vigoroso di prima.
La Fuga di Elia è uno dei libri che amo di più. L’ho letto e riletto, negli anni, ogni volta con profonda emozione. Con lo stupore di scoprire luci e sfumature sempre nuove. Con la gratitudine e la commozione di chi ha la certezza di aver trovato un amico, che è amico di Dio.