LUIGI GUGLIELMI - Il rischio della carità - a cura di Daniele Gianotti - Edizioni San Lorenzo
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LUIGI GUGLIELMI - Il rischio della carità - a cura di Daniele Gianotti

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Scritti scelti 1989-1996. 

350 pagine - prima edizione 2011 

Amo e vorrei una Chiesa profezia, amo e vorrei delle comunità par­rocchiali che celebrano delle belle Eucaristie, belle non perché luccicanti di suoni e abiti solenni, di processioni e canti, ma perché vere, perché non si dimenticano dei deboli, dei vecchi, dei malati terminali, delle famiglie a rischio, dei giovani che non hanno più ideali e per loro non sanno proporre altro che soluzioni evasive

Vorrei delle comunità che smettano di fare dell'assistenzialismo e cominciano a fare della promozione umana. Una Chiesa più missionaria qui e altrove, che ha il respiro largo e gli orizzonti vasti, un clero attento alle persone più che alle strutture da erigere e da restaurare. Una Chiesa che crea anche le strutture, ma che le usa per promuovere e non per assi­stere. Una Chiesa meno in sagrestia e sui sagrati, che si espone di più nei quartieri a rischio, che perde un po' di tempo a fianco dei malati e non li ghettizza.

Insomma una Chiesa di frontiera, che non tiene sotto controllo i poveri perché non invadano e se non gli arrivano sotto casa, se li va a cercare alla stazione, nei casolari abbandonati o sulle strade per strappare le ragazze dal marciapiede.

Ci sono delle comunità capaci di mettersi per questa strada? E se non ci sono, dobbiamo rivedere il significato delle nostre Eucaristie.”

Luigi Guglielmi

 

DALLA PRESENTAZIONE DI MONS. DANIELE GIANOTTI

Con tutti i limiti del caso — perché dei testi scritti, per quanto in­tensi, non bastano mai a dar conto di tutte le ricchezze di una vita — le pagine qui raccolte permettono di seguire don Luigi da vicino nella sua molteplice missione: Le abbiamo distribuite per grandi temi, che rispec­chiano in qualche modo i diversi fronti sui quali si svolsero gli ultirr i sei-sette anni della sua vita: la parrocchia, la musica liturgica, la Caritas, l'impegno per la pace e l'obiezione di coscienza, gli interventi in Albania e in Rwanda. All'interno di ciascuna sezione, i testi sono proposti in ordine cronologico (quando è stato possibile ricostruirlo). Un indice cronologico finale permette di ristabilire la successione di tutti i testi pubblicati.

Questi non rappresentano la totalità degli scritti di don Luigi, in primo luogo perché la raccolta del materiale, per quanto accurata, è verosi­milmente incompleta, specie per quanto riguarda le lettere. Inoltre, abbiamo escluso da questa raccolta i testi già pubblicati in forma di libro. Tra gli «inediti» (includendo nel termine anche testi di fatto già pubbli­cati, in particolare nel settimanale diocesano La Libertà), è stata fatta la scelta di tralasciare, oltre ad alcuni interventi «minori», scritti (soprattutto lettere) nei quali don Luigi esprime giudizi e valutazioni riguardanti persone, alcune delle quali, tra l'altro, tuttora viventi. Gli storici futuri avranno modo, se lo vorranno, di riprendere questo materiale con un

più opportuno distacco. In qualche caso, testi indirizzati a persone singole sono stati riportati, ma omettendo il nome del destinatario.

L'insieme degli orientamenti spirituali e pastorali, ma anche sociali e persino «politici», della riflessione che don Luigi ha condotto nel corso degli anni — gli ultimi certamente, ma con una preparazione remota di lungo corso, che ben conosceva chi lo frequentava da più tempo — ne viene fuori ben tratteggiato. Don Luigi non sfumava le parole, sapeva di re «pane al pane e vino al vino»: e molte delle sue riflessioni nulla han­no perduto in incisività e attualità, a quindici o più anni di distanza. Un solo testo — la riflessione che don Luigi scrisse nel 1969 alla vigilia della sua ordinazione, e che si leggerà qui come «Preludio», insieme con la «sirudela» per il sessantesimo di matrimonio dei genitori e con il Testamento — risalente a tutt'altro periodo rispetto alla quasi totalità delle pa­gine qui pubblicate, mostra che alcuni orientamenti fondamentali erano chiari nello spirito di don Luigi già prima di essere prete.

(...) Tra gli altri, mi sia concesso di rievocare qui due nomi. Anzitutto quello del diacono Luciano Forte, segretario della Caritas negli «anni ruggenti» di don Luigi: credo che si rallegrerà di accogliere nelle «sue» Edizioni San Lorenzo i testi qui pubblicati. E, da ultimo, il salesiano don Vittorio Chiari, che 1'11 febbraio di quest'anno è andato a raggiungere don Luigi, al quale si era legato, negli anni della suo ministero a Reggio Emilia, in fortissima amicizia e sintonia spirituale. Possa il ricordo di tutti questi amici rischiarare la strada sulla qua, e Dio ancora ci invita a camminare.

 

 

 

L'AUTORE

Don Luigi Guglielmi : Nato nel 1945, don Luigi Guglielmi entrò nel Seminario di Reggio Emilia, dove divenne prete nel giugno del 1969, insieme con uno dei fratelli, p. Tiziano, missionario dei “padri bianchi”, che morì poi tragicamente, ancora giovane, in un incidente areo in Rwanda, dove era parroco di Rwamagana. Don Luigi, dopo l’ordinazione, fu per cinque anni studente di musica a Roma, presso il Pontifico Istituto di Musica sacra. Rientrato in diocesi nel 1974, operò nella parrocchia di S. Stefano come viceparroco; simultaneamente si dedicava all’Azione cattolica ragazzi e alla formazione musicale per la liturgia; nel 1976 fondava la Scuola diocesana di musica, divenuto poi Istituto diocesano di musica e liturgia: don Luigi lo diresse fino al 1994, aumentandone la consistenza di allievi e insegnanti, qualificandone i programmi, fondando la rivista quadrimestrale Celebrare cantando, tuttora in pubblicazione. Il legame con il fratello l’aveva portato a interessarsi della missione, in particolare con il Rwanda: interesse che crebbe e si rafforzò ancora dopo il 1980, anno della morte di p. Tiziano. Don Luigi fu tra i promotori della creazione del “Centre de santé ‘P. Tiziano’”, realizzato dal “Gruppo Rwanda – P. Tiziano” sulla collina di Munyaga, nel Rwanda sud-orientale.
Divenuto parroco di Castellazzo e Roncadella, nel 1992 don Luigi venne chiamato dal vescovo Paolo Gibertini a dirigere la Caritas diocesana. I quattro anni nei quali si dedicò alla Caritas sono stati di grande intensità: don Luigi ha continuato e incrementato il servizio degli obiettori di coscienza; ha richiamato l’attenzione e l’impegno della diocesi e delle parrochie alle diverse forme di povertà, antiche e nuove; ha allargato l’orizzonte della carità ai drammi vicini e lontani del nostro pianeta: la ex Jugoslavia, l’Albania, il Rwanda (dove, all’indomani del genocidio e della guerra del 1994, promosse e avviò il “Progetto Amahoro”, tuttora attivo). Nel 1993, durante un viaggio in Albania, fu raggiunto dai colpi di pistola sparati da un giovane ubriaco, e la sua vita restò per ore appesa a un filo. A ricordo di quell’avventura – che vide poi don Luigi tornare in Albania a intercedere presso il tribunale perché fosse mitigata la pena inflitta al suo feritore – ha portato fino alla morte, conficcata nel collo, una pallottola che i medici ritennero più prudente non estrarre. Don Luigi è morto improvvisamente nelle prime ore del 10 maggio 1996, poche ore dopo aver celebrato una Messa particolare per il Rwanda.

 

(tratto dal sito internet dell’Istituto di musica e liturgia)

Foto: Giuseppe Maria Codazzi