La parola viaggio deriva dal provenzale viatge, che a sua volta proviene dal latino viaticum, un derivato di via. Viaticum in latino era la provvista necessaria per mettersi in viaggio, e passò più tardi a significare il viaggio stesso. Nel suo significato più generale il viaggio è l’azione di muoversi per andare da un luogo a un altro. Con la parola viaggio si intende, ancor’oggi, lo spostamento in paesi diversi dal proprio che dura un periodo variabile, ma comunque limitato.
Dai tempi apostolici la mobilità è molto cresciuta nel corso dei secoli e le distanze si sono accorciate enormemente col migliorare dei mezzi di trasporto e dei collegamenti; ma nel linguaggio familiare viaggio conserva ancora il senso di impegno prolungato, di disagio che era proprio dei viaggi di una volta.
I resoconti di viaggio appaiono già nel sec. XIII. Ad es. Il Milione, fonte di ispirazione per tanti, narra del viaggio in Asia di Marco Polo, mercante veneziano. La letteratura di viaggio è stato un genere molto fortunato in Europa fino alla metà del Settecento. In periodi più vicini a noi, uno scrittore come E. Salgari, famoso per l’ambientazione esotica dei suoi romanzi, collocò i viaggi dei suoi eroi in luoghi che non aveva mai visto: la Malesia di Sandokàn e Yanez è ricostruita tutta a tavolino. C. Baudelaire, di qualche anno più vecchio, ha scritto: «I veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché» (I fiori del male). Sono parole, e non le sole, dove il viaggio perde di senso, svapora. Ma c’è anche chi dice dell’altro, come M. Proust, suo contemporaneo: «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi» (Alla ricerca del tempo perduto). E di occhi attenti parla oggi O. Staiano: «Durante un viaggio può succedere di tutto, specie in quelli di avventura, ma qualsiasi sia il viaggio, per lavoro o per vacanza, non ritorni mai come sei partito… l’obiettivo è quello di prendere più che puoi, con tutti i tuoi strumenti, quello che questo percorso ti vuole offrire e così, con gli occhi sempre attenti ad osservare le cose che accadono e quelle che fai accadere, con le orecchie pronte a percepire le parole, i suoni e i rumori che possono essere segnali per la tua mente e pronto a respirarti profondamente i momenti di volo e di atterraggio per ricordare ciò che hai lasciato e ciò che di nuovo stai portando» (L’anello magico).
L’egocentrismo di questa pagina appare piuttosto spiccato e siamo molto distanti dalla riflessione biblica. Un egocentrismo diverso, più dissipato, ma pur sempre conosciuto e dei nostri giorni, è quello di J. Kerouac, che pubblicò nel 1950 il suo primo libro (The town and the city) e che, per fuggire dal successo mondano che ne seguì, decise di vivere perennemente in viaggio in contatto con altri giovani di diversi luoghi e strati sociali, con una vita svincolata da doveri e autorità. Ogni stazione un pieno, ogni pompa di benzina un incontro diverso: viaggia per conoscere e per conoscersi. I luoghi sono, tutto sommato, secondari e uno li racchiude tutti. «La strada è la vita» diceva e «“Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati”. “Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare”» (F. Pivano, Jack Kerouac, 1959). La méta del viaggio è scomparsa: il viaggio è diventato una fuga, verso cosa non si sa; ma si può intuire.
Il tema del viaggio rimane di grande attualità e la sua dimensione religiosa è comunque di grande rilevanza. Il viaggio religioso costituisce, fin dai tempi più remoti, non solo un fenomeno di superamento di confini geografici e di distanze, non solo un’occasione d’incontro tra razze e popoli provenienti da luoghi diversi e tuttavia accomunati da fede e simboli condivisi, ma anche un’occasione speciale di incontro tra uomini e con Dio. «Il viaggio di fede è un itinerarium cordis (un itinerario del cuore)» - scrive R. Cipriani (Gaspare Mura, 2002) -, alla ricerca del contatto con Dio o con sé stessi, nella speranza di una guarigione, fisica o spirituale e si ricollega ad altri antichissimi riti: da un lato il pellegrinaggio, che ha delle affinità con i riti di passaggio, dall’altro con i riti di espiazione. L’espiazione è necessaria per l’uomo che si vuole rigenerare e la rigenerazione è spesso lo scopo principale di un pellegrinaggio. Il peregrinare, in un certo senso, trasforma la vita fisica in una vita spirituale e in questo modo purifica, distacca, risana, rigenera.
Ma il viaggio è fatto con il corpo e con le sue pesantezze: il pellegrinaggio mette in moto tutti i sensi della persona e credo che lo illustreranno bene le prime due prossime conferenze dedicate al viaggio di Abramo e alla ribellione di Israele durante l’esodo. Il pellegrinaggio sottolinea poi il senso di provvisorietà della vita terrena e lo vedremo nella figura del Cristo, maestro itinerante. Infine la testimonianza dell’apostolo Paolo, uomo di fede che crede nell’aldilà, dove potrà realizzarsi la vera vita, e che si sente fra gli uomini “in missione per conto di Dio”.
La fede ha in sé il privilegio di dare un senso a questi percorsi e di guidare l’uomo. Il viaggio nasce come “nostalgia” di quell’unione tra cielo e terra, tra finito e infinito, che l’uomo sente di aver perso e alla quale è misteriosamente attratto. La fede dunque si propone di ricondurre l’uomo a questa unione ed è per questo che, così spesso, assume il viaggio come uno dei suoi simboli più rilevanti, efficaci e suggestivi. Il filosofo esistenzialista cristiano Kierkegaard, parlando dei suoi e - credo si possa dire - dei nostri tempi, paragonava la realtà sociale a una nave in balia delle onde: «La nave è ormai in preda del cuoco di bordo e ciò che trasmette al microfono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani». Prospettiva terribile! Molto meglio la fede che ci dice che la nave viaggia verso un porto e che il timone è tenuto saldamente dal comandante.
SOMMARIO
1 - Parte per te (Gen 12,1). Il divenire di Abramo Camminando davanti a Dio, di Maria Pina Scanu
2 - Viaggio nella ribellione. Perché ci hai fatto uscire dall'Egitto? (Num 21,5) di Jean-Louis Ska
3 - Il viaggio di Gesù e dei discepoli nel vangelo secondo Luca, di Ermenegildo Manicardi
4 - In missione per conto di Dio. Paolo porterà il mio nome di fronte ai popoli (At 9,15), di Romano Penna
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