ANNA MARIA CANOPI - NEL FUOCO E NELLO SPIRITO - E-BOOK - Edizioni San Lorenzo
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ANNA MARIA CANOPI

I DONI DELLO SPIRITO

Meditazioni sullo Spirito Santo ed i suoi doni

VERSIONE DIGITALE - E-Book. Dopo aver effettuato l'ordine riceverete un link dove scaricare il file con la versione digitale del libro (nella cartella troverete varie estensioni di .epub .opf e vari tipi di pdf per i vostri device) 

Lo Spirito Santo è il fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra per accendere nei cuori dei credenti l’Amore divino. Egli, che già fu all’origine della creazione per dare all’universo ordine e armonia, è il Dono di Cristo Risorto alla sua Chiesa, affinché la creazione redenta giunga al suo compimento, alla pienezza dei cieli nuovi e della terra nuova.

Come in forza dello Spirito vivificante il corpo di Cristo crocifisso e sepolto ha ripreso vita, così noi pure, continuamente alimentati con la grazia che scaturisce dal mistero pasquale, veniamo vivificati per una vita nuova, generatrice a sua volta di novità e di vita.

È questa la missione specifica del cristiano nella storia, ribadita con forza da Papa Francesco ai numerosi membri dei Movimenti, delle nuove Comunità, delle Associazioni e delle Aggregazioni laicali convenuti in pellegrinaggio a Roma nella solennità di Pentecoste, per celebrare insieme la “festa della fede”. «La novità – ha detto il Santo Padre – ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sentiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo… E questo avviene anche con Dio. Spesso lo seguiamo, lo accogliamo, ma fino ad un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte; abbiamo paura che Dio ci faccia percorrere strade nuove». E ha proseguito con un paragone tratto dai Padri della Chiesa: «I teologi antichi dicevano: l’anima è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito. Senza la sua spinta, senza la sua grazia, noi non andiamo avanti. Lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero del Dio vivente;… ci fa vedere l’orizzonte e ci spinge fino alle periferie esistenziali per annunciare la vita di Gesù Cristo» (Omelia 19 maggio 2013).

Essendo immersi in una società che si fonda su una concezione della vita opposta a questa libertà e universalità dello Spirito, e che ci fa respirare un’aria inquinata dal veleno dell’individualismo, del permissivismo morale, del nichilismo intellettuale, del disimpegno etico e del relativismo religioso, riteniamo utile e urgente ritornare ai fondamenti di una sana vita umana e cristiana, per poter così cooperare all’edificazione del regno di Dio.

     A tutta la vita cristiana presiede lo Spirito Santo, distribuendo doni e carismi, suscitando virtù e operando prodigi. Dal Battesimo alla morte Egli ci illumina, ci guida, ci sostiene, ci trasfigura e infine ci glorifica come nuova creazione.

Le pagine di questo libretto offrono un modesto sussidio per discernere i segni della sua divina presenza nel cosmo, nella storia dei popoli e della Chiesa, e nella vita di ciascuno: una presenza ora così nascosta e silenziosa da esigere un profondo silenzio per essere percepita, ora così forte e travolgente da richiedere una non minor umiltà per essere accolta e assecondata.

     Gli spunti di lectio divina qui raccolti si aprono con una rapida panoramica biblica che dalla Genesi all’Apocalisse ripercorre le principali manifestazioni dello Spirito nella storia della salvezza. Dopo questo sguardo d’insieme, l’attenzione si ferma su quelli che sono comunemente denominati gli otto doni dello Spirito considerati ad uno ad uno nella loro specificità e nella loro intima relazione. Come da vite feconda, dai doni riversati con sovrabbondanza nei cuori scaturiscono i frutti dello Spirito che sono il segno della vita nuova in Cristo.

La seconda parte del testo è perciò dedicata alle virtù – teologali e cardinali – che sono, si può dire, i mattoni dell’edificio spirituale. Lasciandoci guidare in particolare dall’apostolo Paolo, vedremo come il cristiano può diventare cooperatore del divino per edificare, sul solido fondamento dell’umiltà, il regno dei cieli.

Un antico monaco, molto esperto nel guidare le anime a Dio, così si rivolgeva ad un giovane che, intimorito dalle esigenze del Vangelo, si sentiva incapace di vivere secondo virtù: «Fratello, non stare a guardare quanto sei lontano dalla virtù, non cominciare ad avvilirti, non credere che la virtù sia troppo elevata e irraggiungibile, ma metti subito un punto di partenza confidando in Dio. Mostragli la tua intenzione e il tuo zelo, e vedrai l’aiuto che ti dà per riuscire bene. Intendo dire: supponi che ci siano due scale, una che porta in alto verso il cielo, l’altra che porta in basso verso l’inferno, e tu stai sulla terra in mezzo alle due scale. Non metterti a pensare e a dire: “Come posso volare via dalla terra e trovarmi tutto in una volta su in cima alla scala?”. Questo non è possibile, né Dio te lo richiede; ma bada bene, almeno, di non scendere in basso: non fare del male al prossimo, non ferirlo, non sparlarne, non offenderlo, non disprezzarlo; e poi così comincerai anche a fare un po’ di bene consolando il tuo fratello con una parola, compatendolo e, se ha bisogno di una cosa, dandogliela; e così salendo i gradini a uno a uno arrivi, con l’aiuto di Dio, in cima alla scala».

Vivere con questa tensione alla santità significa comportarsi «da cittadini degni del Vangelo» (cf. Fil 1,27). In questo cammino l’Apostolo ci farà innanzitutto scoprire che la santità cristiana non consiste tanto nel “fare” qualche gesto eroico, quanto nell’assumere un “abito interiore”, rivestirsi di Cristo. Si tratta di acquisire un nuovo modo di pensare e di sentire che non è appreso una volta per tutte, ma è una realtà estremamente dinamica, sempre in divenire. Deve quindi essere coltivata e richiede particolari cure.

San Paolo parla di un “rinnovamento” da perseguire di giorno in giorno (cf. 2Cor 4,16), deponendo sempre di nuovo «l’uomo vecchio, con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici» (cf. Ef 5,20-30; Col 3,9-10). Si tratta dunque di un impegno incessante nella conversione.

Tale impegno non riguarda solo le singole persone, ma le comunità ecclesiali nel loro insieme, perché la vita cristiana è vita di comunione. Ancora rivolgendosi ai Filippesi egli auspicava che fossero saldi in un solo spirito per combattere unanimi e mantenersi fedeli a Cristo e al suo Vangelo, senza lasciarsi intimidire in nulla dagli “avversari” (cf. 1,28).

Di fronte al fenomeno quasi inarrestabile del disgregarsi della famiglia, di fronte all’inaudito inasprirsi del terrorismo e di ogni forma di violenza su scala planetaria, anche oggi più che mai è urgente ricuperare la consapevolezza che in Cristo l’umanità intera deve formare l’unico popolo di Dio. Innestati in Cristo mediante il Battesimo e in forza dell’Eucaristia, legati gli uni agli altri da un vincolo più forte di quello del sangue e della carne, i cristiani sono posti nel mondo proprio come il lievito che può far fermentare l’intera pasta, trasformandola a sua volta in pane offerto e condiviso.

La Chiesa è questo mistero di comunione di fede e di amore sempre in atto ad opera dello Spirito Santo, ma anche sempre insidiato dal tenebroso avversario. Ne consegue la necessità, per il cristiano, di essere disposto a soffrire generosamente per il Vangelo, «perché a voi – dice oggi anche a noi l’Apostolo – è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui» (Fil 1,29). Ma come essere certi che si tratta di “grazia”? Bisogna imparare a soffrire in silenzio, affidandosi in totale fiducia al Signore. Più si avanza nel cammino spirituale, lasciandosi plasmare dallo Spirito Santo, più ci si riveste di silenzio, inteso come “spazio interiore” in cui incontrarsi con Dio e conoscere sempre meglio la sua volontà, in modo che il nostro sentire e il nostro pensare possano giungere a coincidere con lo stesso sentire e pensare di Dio. Senza amore al silenzio, che fortifica l’animo, la vita di fede vacilla e viene meno appena si presenta una difficoltà. Al contrario, nel momento della prova occorre – come suggerisce san Benedetto nella sua Regola – saper abbracciare «la pazienza con maturo e consapevole silenzio interiore» (RB 7,35), altrimenti non si riesce a porre un argine alle acque tempestose del dubbio, e quando l’animo è agitato più facilmente si lascia portare lontano dal Signore. Proprio il silenzio interiore dà all’uomo nella prova la forza di trasformare l’istintiva ribellione in capacità di sacrificio e di fare della sofferenza un atto di pura offerta a Dio.

Morendo per noi tutti sulla Croce, Gesù fece di se stesso un’offerta santa per santificarci e il suo sacrificio si perpetua sull’altare, affinché noi pure possiamo esserne partecipi. Tutta la giornata diventa una continua eucaristia se, senza attendere circostanze straordinarie per compiere atti eroici, compiamo ogni cosa come spontanea risposta d’amore all’Amore. Vissuto così, l’eroico quotidiano forma il tessuto più autentico della vera santità. A questo riguardo san Paolo è esplicito: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12,1).

L’integrità della fede, l’obbedienza a Dio e a chi lo rappresenta, la purezza della coscienza, la castità del corpo, la libertà del cuore, la carità verso il prossimo, il fervore della preghiera, la generosità e santità delle opere… tutto questo giova ad edificare la Chiesa: «Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo» (Fil 1,14-15).

Nell’esortazione dell’Apostolo è racchiuso, come in sintesi, il senso e lo scopo di queste pagine, che non hanno un intento esegetico, né teologico, ma vogliono essere un aiuto a chi desidera vivere con impegno la vocazione alla santità ricevuta con il Battesimo, per diventare partecipe del sacrificio d’amore del Cristo, da cui scaturisce ogni generoso slancio di bene.

 

 

Dopo la laurea in lettere presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1960 entrò nell'ordine delle Benedettine presso l'Abbazia di Viboldone dove, a 34 anni, prese i voti solenni. Nel 1973 viene incaricata da Aldo Del Monte, vescovo di Novara e suo padre spirituale di fondare una comunità monastica presso l'Isola di San Giulio[1].

Scrittrice molto feconda e profonda erudita della letteratura dei Padri della Chiesa, pubblicò diversi libri sulla storia del monachesimo e sulla spiritualità cristiana. Prima di abbracciare la vita religiosa si laureò in Lettere alla Cattolica.

Collaborò all'edizione della Bibbia della CEI, al Catechismo della chiesa cattolica e alle edizioni dei nuovi messali e lezionari. Preparò il testo della Via Crucis di Giovanni Paolo II al Colosseo nel 1993[2]. Nel 1995 intervenne al Congresso della Chiesa italiana di Palermo portando la sua testimonianza di badessa benedettina al Convegno dei giovani europei tenutosi a Loreto.

Il 30 agosto 2009 ricevette l'allora patriarca melkita-cattolico Gregorio III Laham, che celebrò una divina liturgia in rito greco-bizantino. Nell'occasione ebbe in dono dal patriarca la croce pettorale di Gerusalemme.

Nel 2018, in condizioni di salute ormai precarie, lasciò la guida del monastero. La comunità elesse come nuova badessa Madre Maria Grazia Girolimetto.

Morì l'anno seguente, proprio nel giorno della celebrazione del transito di san Benedetto, il 21 marzo, è sepolta al cimitero del complesso di San Filiberto a Pella.

fonte wikipedia